Sii un consumatore informato e non accettare ghiaccio contaminato!

Vi presentiamo oggi un estratto da un interessante articolo del Sole24ore sull’utilizzo di ghiaccio contaminato nei locali.

Che ghiaccio si usa nel tuo locale preferito? Con SUNICE si va sul sicuro!
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“Quasi il 60% del ghiaccio somministrato in bar e ristoranti non è sicuro dal punto di vista igienico e sanitario.(…)

Questo perché il ghiaccio non è un alimento sterile di per sé: il processo di congelamento dell’acqua non produce l’inattivazione degli agenti infettanti che causano malattie eventualmente presenti, ma solo la loro attenuazione e il pericolo di contaminazione può essere anche molto alto, sia in fase di produzione che di conservazione. A lanciare l’allarme è INGA- Istituto Nazionale Ghiaccio Alimentare(…)

Il ghiaccio alimentare, infatti, nasconde pericoli o contaminanti fisici (rappresentati da corpi estranei di varia natura che possono contaminare il ghiaccio e creare danni al consumatore se ingeriti), chimici (sostanze che, se presenti nel ghiaccio in concentrazioni superiori a quelle definite, possono essere dannose per la salute dell’uomo), biologici (rappresentati da organismi viventi o loro parti, appartenenti a domini e specie diverse che con varie modalità possono causare malattie nel consumatore, se assunti con il ghiaccio). Il ghiaccio, quindi, deve essere trattato alla stregua di un alimento: va prodotto, stoccato e somministrato, attenendosi a quanto la normativa vigente prevede per la tutela massima del consumatore. (…)

Il mercato del ghiaccio a livello globale è già estremamente sviluppato, a partire dagli Usa. Fra i paesi europei la Spagna la fa oggi da padrona con un consumo annuo di oltre 500mila tonnellate di ghiaccio di cui il 50% circa è autoprodotto e l’altro 50% prodotto e confezionato in grandi stabilimenti produttivi, mentre, secondo quanto rilevato dall’International e European Packaged Ice Association, l’Italia è il paese con il più alto potenziale di crescita che, in pochi anni potrebbe arrivare a contare un consumo di oltre 400mila tonnellate. (…)”

[fonte Il Sole 24 Ore]

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